REGGIO EMILIA – La necessità di tenere aperti gli occhi su un territorio nel quale le mafie continuano ad essere presenti. Come messo in luce dall’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia, che nel 2021 ha posizionato Reggio tra le economie più infiltrate. La nostra provincia è al quarto posto tra quelle del centro nord quanto a imprese potenzialmente connesse a contesti di criminalità organizzata. E’ solo uno dei sottolineati allo scopo di convincere il Comune di Reggio a dotarsi di un’Osservatorio per la Legalità. Una sorta di braccio operativo della Consulta della Legalità nata in seguito maxi processo Aemilia, fondata nel 2018 e finita di recente al centro di critiche di immobilismo.
“Due, al massimo tre persone, potrebbero lavorare a tempo pieno all’elaborazione di dati, allo sviluppo di attività con le scuole e all’analisi dei beni confiscati e dei possibili progetti per utilizzarli”, dice Fabrizio Aguzzoli, di Coalizione Civica, primo firmatario della mozione promossa assieme al Movimento 5 Stelle. L’osservatorio proposto è già presente a Parma, Forlì e Bologna, previsto e finanziato da una legge regionale del 2016.
“Le mafie aspettano solo il silenzio, che si abbassi la guardia e che si cominci a lavorare come prima”, così le parole di Enrico Bini, sindaco di Castelnovo Monti, tra i fuoriusciti a gennaio dalla Consulta per la legalità, assieme al movimento delle Agende Rosse. Alla presentazione dell’iniziativa anche l’europarlamentare pentastellata Sabrina Pignedoli che ha posto l’accento sulla necessità di chiarire i risultati e l’efficacia dei protocolli, dei corsi di formazione destinati ai pubblici impiegati e anche dei controlli eseguiti, ad esempio, dalla polizia locale.
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