REGGIO EMILIA – De Sica e Cesare Zavattini. Il connubio perfetto che ha dato vita al neorealismo, ovvero al movimento del cinema italiano di maggiore fama al mondo.
Valentina Fortichiari è l’autrice di “Miracolo a Milano, parole immagini e immaginari”, un libro che ripercorre la storia di un capolavoro che è stato e continua ad essere una fonte di ispirazione per tanti artisti. “Gabriel Garcia Marquez aveva frequentato la scuola di cinematografia diretta da Zavattini a Roma e ha sempre dichiarato che, senza questi film neorealisti surreali, non avrebbe mai scritto ‘Cent’anni di solitudine”’
“I poveri disturbano”, questo in origine il titolo, diremmo oggi politicamente scorretto, pensato da Zavattini. Per un film che in Italia fu incompreso, mentre all’estero andò diversamente. “I francesi assegnarono la Palma d’Oro a ‘Miracolo a Milano’. Tra le motivazioni, dissero che fin dalle prime sequenze ci si si sente pervadere da una corrente di umanità e si esce dal film che ci si sente più buoni”.
Un’altra creatura di Zavattini che inizialmente non fu capita è il libro “Un paese”, realizzato 70 anni fa assieme al fotografo americano Paul Strand. “Fu Zavattini a suggerire cosa fotografare del suo paese. Zavattini non si spiegherebbe se non fosse nato proprio sull’ondivago Po che favoriva la sua fantasia ondivaga”. Tra gli aspetti della vita e dell’opera di “Za” che tornano d’attualità c’è il suo impegno contro le guerre: “L’ossessione della verità era la sua ossessione per tutta la vita, anche le battaglie per la pace. Voglio ricordare che nel ’55 vinse il premio mondiale della pace”.
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