REGGIO EMILIA – Un’equipe formata da cinque educatrici ed educatori altamente qualificati, che opera nell’ambito della grave emarginazione adulta per conto del Comune di Reggio. E’ l’unità di prossimità della cooperativa Papa Giovanni XXIII, che lavora soprattutto nelle zone limitrofe alla stazione storica dei treni. Abbiamo seguito il loro lavoro per qualche ora, al fine di conoscere più in profondità le dinamiche che regolano il sottile equilibrio che intercorre tra il prendersi cura delle persone e il rispetto delle volontà altrui.
Laura Mammi, educatrice Papa Giovanni: ‘Interveniamo nei contesti di grave emarginazione adulta e lo facciamo sempre e solo dove il fenomeno è già evidente, quindi non siamo noi a generarlo né ad alimentarlo. Piuttosto, cerchiamo di contribuire a governarlo’.
Quali sono i principi su cui si basa il lavoro dell’unità di prossimità? ‘Una serie di azioni socio-educative, in rete con il sistema di servizi socio-sanitari, con l’obiettivo di intercettare, sostenere, orientare e accompagnare le persone all’esercizio di quelli che sono i loro diritti fondamentali’.
E quali sono, dunque, i diritti fondamentali di ogni singolo individuo? ‘In primis il diritto alla salute, ma anche l’accesso a una residenza anagrafica, a un titolo di soggiorno valido, promuovendo così processi di integrazione sociale’.
Cosa significa favorire i processi di integrazione, anche attraverso la cura delle persone emarginate? ‘Ridurre fenomeni quali illegalità, microcriminalità e, come conseguenza, le spese per il sistema penitenziario’.
Nel 2024 l’unità ha intercettato 438 persone in strada. Di queste, 137 sono state intervistate: 38 non dimoravano in strutture, 29 vivevano in condizioni di accoglienza inadeguata (ad esempio all’interno di garage, cantine ecc). 86, invece, sono stati i giacigli di fortuna accertati nel corso dell’anno. (continua)
unità di prossimità Un giorno in strada Cooperativa Papa Giovanni XXIII Il lavoro degli educatori