REGGIO EMILIA – Il ministero dell’Università e della Ricerca ha elaborato una proposta normativa per risolvere la questione relativa ai titoli di studio di educatore nei servizi per l’infanzia, consentendo così a migliaia di laureati, 400 solo a Reggio Emilia che nei giorni scorsi avevano espresso il loro sconcerto, di superare una condizione di incertezza a seguito delle modifiche legislative introdotte nel 2017 e consentendo così di esercitare la professione per la quale avevano intrapreso gli studi. La norma sarà presentata come emendamento al decreto legge 90 del 2025, il cosiddetto decreto legge Università.
L’intervento risolve il problema della platea di coloro che si sono immatricolati, entro l’anno accademico 2018/2019, nelle classi di laurea L-19 (Scienze dell’Educazione) e LM-85bis (Scienze della Formazione Primaria). Tutela, quindi, quegli studenti che hanno fatto affidamento in un quadro normativo che gli consentiva l’accesso alla professione e che poi, dopo l’immatricolazione, é stato modificato dal legislatore con il decreto legislativo n. 65/2017.
Questi professionisti, pur avendo scelto il percorso di studi in base agli sbocchi professionali previsti al momento dell’immatricolazione, si sono, infatti, ritrovati con qualifiche non più abilitanti per lavorare come educatori nei nidi e nelle sezioni primavera. La disposizione punta ad agire sulla disciplina transitoria per estendere la validità dei titoli di coloro che si sono immatricolati entro l’anno accademico 2018/2019, tutelandone il legittimo affidamento.
L’intervento normativo, inoltre, fornisce anche alle istituzioni scolastiche e universitarie una interpretazione applicativa chiara e uniforme sulla validità dei titoli di studio.
La proposta è ora al vaglio del ministero dell’Istruzione e del Merito per il relativo parere.
Intanto nel pomeriggio di oggi, venerdì, si è svolto l’incontro tra il sindacato e l’università al quale hanno partecipato la Funzione pubblica Cgil di Reggio, la Flc Cgil di Modena e il direttore dei corso di laurea, Antonio Gariboldi.
“Abbiamo chiesto il perché di questa comunicazione tardiva e sommaria in quanto la normativa è cambiata nel 2018 con il DM 378 – spiega la Fp Cgil in una nota – Rimaniamo convinti che la soluzione a questa problematica debba essere individuata a livello politico, e in attesa di una soluzione abbiamo chiesto a Unimore di prevedere, per chi comunque volesse integrare il percorso formativo immatricolandosi in sovrannumero, che l’immatricolazione sia completamente a carico dell’Università e che le lezioni siano programmate tenendo contro delle esigenze degli ex studenti che nella stragrande maggioranza dei casi lavorano all’interno dei servizi dell’infanzia”.
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