REGGIO EMILIA – Musica esuberante, caratterizzata in più tratti da reminiscenze wagneriane. Si devono al reggiano d’adozione Alberto Franchetti che le compose per la sua prima opera lirica: Asrael. Presentata per la prima volta nel 1988 al municipale di Reggio Emilia, è tornata in scena a Bonn. Al teatro dell’ex capitale tedesca si deve infatti la riscoperta di questo autore al quale nel 2022 la Biblioteca Panizzi, che ospita un fondo di suoi manoscritti e documenti, ha dedicato una mostra, in occasione degli 80 anni dalla morte. Sul palco dell’Ariosto un passaggio l’ha poi avuto un’opera mai andata in scena di Franchetti, il Don Bonaparte.
Le cose in grande le hanno fatte però i teutonici, senza badare a spese, grazie anche a un finanziamento statale destinato agli spettacoli usciti dai cartelloni negli anni ’30 e ’40 a causa di Hitler. I cui diktat colpirono anche Franchetti, che era ebreo. La scomunica valse anche per l’Italia dopo le leggi razziali.
Quella figura da noi forse più nota per essere il padre di Raimondo, il barone esploratore, è stata dunque riportata in vita a Bonn, con una prima e quattro repliche praticamente da tutto esaurito, merito anche dell’adattamento del regista americano Christopher Alden.
All’ultima data, sabato scorso, ara presente l’assessore alla Cultura dell’Emilia Romagna, Mauro Felicori, che su Facebook ha scritto: “grande è stato il successo di pubblico e ancora maggiore quello della critica. Ci sarebbe da riflettere sull’antica questione del ‘propheta in patria’ e sulla più recente tendenza dei teatri d’opera ad adagiarsi sul repertorio consueto, quello sicuro; nonché sulla pigrizia di tanto del nostro pubblico italiano”.