REGGIO EMILIA – Fucili e machete agitati davanti alla telecamera, provocazioni alle forze dell’ordine, definite “sbirri”, riferimenti alla coca, che non sembra essere la cola. Il giovane cantante trap reggiano di origini albanesi Gani torna a far parlare di sé dopo il clamore suscitato nell’inverno 2021, quando venne pubblicato su internet un video, con tanto di armi, girato in città al Villaggio Stranieri.
La polizia avviò una indagine, 50 ragazzi, partecipanti a quelle scene, vennero sanzionati per inosservazione delle norme anti Covid, dato che erano assembrati e senza mascherine. Le pistole erano, però, giocattolo e dunque nessun reato. Recentemente, è stato diffuso in rete un nuovo brano del trapper: si intitola “AK47”, come il piuttosto noto fucile di fabbricazione sovietica, ma anche come una qualità di cannabis. Gli ingredienti sono più o meno gli stessi del precedente: atteggiamenti da gang, ostentazioni di armi, volti coperti (non tutti), tanto cemento, con richiami all’atmosfera di una banlieu parigina o marsigliese.
Immagini girate, anche qui, al Villaggio Stranieri, oltre che in alcune zone vicine. Contenuti forti e ribelli in un contesto di finzione scenica. Per fortuna, a Reggio il mondo trap non è passato dalle parole e dalle rappresentazioni sceniche ai fatti come invece accaduto altrove. Questa del 2022 è, infatti, anche l’estate “nera” del trap: minacce, violenze, rapine, addirittura un tentato omicidio. Sono quattro i cantanti di questo genere musicale arrestati tra luglio e agosto in Italia.
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