REGGIO EMILIA – Autoritratto con cavalletto. E’ il titolo di un quadro che sarà protagonista di un viaggio fisico e simbolico da Modena, e dalla mostra Antonio Ligabue. L’ora senz’ombra, a cura di Sandro Parmiggiani, verso Reggio Emilia e l’esposizione L’arte inquieta. L’urgenza della creazione, curata da Giorgio Bedoni, Johann Feilacher e Claudio Spadoni negli spazi di Palazzo Magnani.
“L’Autoritratto con cavalletto della collezione BPER Banca – spiega Sandro Parmiggiani – è un dipinto assai significativo nel percorso di Antonio Ligabue. Per varie ragioni: non solo le dimensioni eccezionali (199 x 130 cm) e il periodo in cui fu realizzato (1954-55), nel quale l’artista aveva ormai conseguito i vertici delle sue capacità espressive ed è uscito dal cono d’ombra della sottovalutazione di quello che fa, giacché c’è qualcuno che comincia a commissionargli un quadro, ma alcuni elementi che ne fanno un’opera “emblema” di Ligabue, che dunque viene richiesta per una mostra che si tiene al Palazzo Magnani di Reggio Emilia. Innanzitutto, Ligabue si autorappresenta in modo insolito, non solo per la figura intera anziché il consueto mezzobusto, ma per l’immagine di sé che ci trasmette. Qui l’artista pare sicuro di sé, orgoglioso della propria identità d’artista (il pennello che fuoriesce dalla tasca della giacca e quello che tiene nella mano sinistra mentre sta dipingendo) e della sua stessa persona – siamo di fronte a un uomo che si erge solidamente sulla terra e, nella stessa conformazione della testa e del volto, meno tormentato di tanti altri autoritratti, dove rappresenta la sofferenza del vivere. A rendere poi ancor più significativo il dipinto, c’è la rappresentazione della vegetazione – descritta come il folto di una foresta, anche se si tratta della golena del Po – nella quale l’artista non rinuncia alla descrizione della natura come soggetto che partecipa a ciò che si sta svolgendo, c’è l’esplicito omaggio agli animali, da lui amati e considerati suoi compagni lungo la strada della vita (il gallo che tante volte ha dipinto sulle aie contadine e il cane, non solo simbolo, ma memoria di un brano tragico della sua vita (la sottrazione dell’animale che fu alla radice delle intemperanze che lo portarono al primo ricovero nel manicomio San Lazzaro nel 1937). Nel dipinto ritornano poi tutti i caratteri della pittura di Ligabue: l’ansia decorativa (la conformazione delle foglie e degli arbusti; i riquadri della giacca e la camicia a righe; il terreno segmentato che sta calpestando) e l’immagine di un’inquietudine cui non può rinunciare (il corvo che vola nel cielo, accanto alle due libellule; lo scarafaggio che s’avanza in basso a sinistra)».
“Nelle stanze della Mostra L’Arte Inquieta. L’urgenza della creazione – prosegue Giorgio Bedoni, in dialogo con Parmiggiani – l’Autoritratto con cavalletto di Antonio Ligabue è opera necessaria nell’esplorare l’identità dell’artista quando guarda alla propria realtà interiore e al mondo. In particolare questo dipinto apre alle prospettive evolutive di un artista che, immerso nel suo intimo scenario antropologico, la golena del Po e il suo personale bestiario, si rappresenta con l’identità sicura e certa, non dimenticando le note introspezioni pittoriche sulla propria fisiognomica dolorosa”.
La Galleria BPER Banca ha scelto di prestare l’importante dipinto di Antonio Ligabue alla Fondazione Palazzo Magnani e alla mostra “L’arte inquieta. L’urgenza della creazione”, di cui BPER Banca è sponsor, in un’ottica di apertura, condivisione, vicinanza ai territori e alle persone. Dopo la fruizione modenese, Autoritratto con cavalletto sarà nuovamente accessibile al pubblico, dal 18 novembre 2022 al 12 marzo 2023, negli spazi di Palazzo Magnani a Reggio Emilia, sede della mostra L’arte inquieta. L’urgenza della creazione. Contestualmente all’esposizione, la Fondazione Palazzo Magnani ha promosso un programma di eventi, mostre e performance denominato Identità Inquieta, di cui la monografica dedicata ad Antonio Ligabue, aperta al pubblico fino al 5 febbraio 2022, fa parte.











