REGGIO EMILIA – Hicham Boukssid è, ma soprattutto era al momento del delitto, infermo di mente o lucido? A un anno dall’omicidio commesso, per l’accusa, dal 35enne marocchino non c’è ancora una risposta. La perizia psichiatrica chiesta dal tribunale ed eseguita sull’uomo, che dopo un primo periodo a Reggio da tempo è detenuto a Ferrara, aveva stabilito che il presunto assassino della barista Hui Zhou era ‘parzialmente incapace di intendere e volere’ al momento del fatto a causa di un presunto ‘disturbo schizotipico della personalità’, ma successive intercettazioni dei colloqui in carcere avvenuti a inizio marzo tra il detenuto e la sorella fanno emergere, per la procura, un Boukssid lucido, e comunque elementi nuovi ritenuti fondamentali per constatare il reale stato psicologico dell’uomo quando, l’8 agosto 2019 all’ex Foro Boario di Reggio, accoltellò a morte – è la tesi degli inquirenti – la 23enne barista cinese del Moulin Rouge. Un delitto passionale secondo l’accusa.
Durante l’incontro in carcere, tra le altre cose, Boukssid avrebbe chiesto alla sorella di minacciare per lui creditori inadempienti nei suoi confronti, che per la procura sono spacciatori con cui il 35enne faceva affari, paventando l’ipotesi di coinvolgerli in tribunale in caso di mancato pagamento.
Da qui la richiesta da parte del sostituto procuratore Marco Marano di un supplemento di perizia in incidente probatorio, istanza accolta dal tribunale. Il consulente avrà tempo fino a ottobre. Solo dopo il legale dei famigliari della vittima, l’avvocato Giulio Cesare Bonazzi, deciderà come procedere. ‘L’intenzione – dice – è quella di chiedere i danni al Ministero degli Interni, visto che sul capo del 35enne pendevano diversi ordini di espulsione dal territorio reggiano mai eseguiti’. Boukssid, che era rimasto latitante per dieci giorni per poi costituirsi, è assistito dall’avvocato Pina Di Credico.
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