REGGIO EMILIA – Un anno fa ci lasciò Ercole Spallanzani. Fu un maestro di giornalismo. Se ogni tanto chi fa il nostro mestiere viene definito “cacciatore di notizie”, nel caso di Ercole c’era molto di più.
Era capace di capire la gente, di cogliere ciò che stava nei protagonisti dei fatti e non soltanto i fatti. A torto era definito “giornalista sportivo”, perché si occupava sovente di calcio, automobilismo, basket e altre discipline. Ercole era “giornalista” senza bisogno di aggettivi che ne riducessero il significato. Si occupò di tematiche sociali, di costume, politiche ed economiche. Lo fece sempre con l’intento di cantare la sua Reggio nella speranza di migliorarla.
Quelli della sua generazione hanno iniziato a scrivere i pezzi per poi dettarli con il telefono a gettoni e hanno finito per postare tutto sui social. Ha attraversato un arco di tempo che per l’informazione ha significato cambiamenti profondissimi, sempre tenendo presente che bisogna studiare per capire, ascoltare prima di giudicare, mettersi nei panni dell’altro prima di pensare che tutto sia semplice. Addio Ercole o meglio arrivederci in cielo.
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