REGGIO EMILIA – L’inquilino non è solo un inquilino: è un tassello di un sistema economico molto più ampio. E’ quasi sempre un lavoratore, e il fatto che non abbia più un tetto sulla testa si inserisce nel quadro dell’inflazione alle stelle e delle retribuzioni ferme. Per questo la crescita enorme delle richieste e delle esecuzioni di sfratto è ancor più significativa in negativo.
I dati sono quelli del ministero degli Interni e l’allarme è lanciato dal Sunìa, il sindacato degli inquilini della Cgil. Sebbene i numeri del 2022 risentano sicuramente della fine del blocco in vigore durante la pandemia, le percentuali sono comunque inquietanti. Rispetto al 2021, l’anno scorso, a fronte di un numero stabile di provvedimenti di sfratti emessi dal tribunale, le richieste sono state 1.356, in crescita del 263%, e le esecuzioni effettive 354, un +218% sul 2021. “Sono dati gravissimi, peggiori anche di quelli del 2019”, il commento di Carlo Veneroni, segretario provinciale Sunìa.
A proposito del 2019, allora gli sfratti eseguiti furono 230 in tutta la provincia. “Rate dei mutui che aumentano, sfratti eseguiti, retribuzioni ferme, mancanza di alloggi: Reggio Emilia non respinge solo gli studenti ma anche i lavoratori, dei quali però ha bisogno. Servono risorse e investimenti”, ha aggiunto Veneroni.
Reggio Emilia morosità Sunia sfratti in aumento