CASTELLARANO (Reggio Emilia) – Dallo scorso agosto si nutre delle enormi bistecche e delle enormi distanze del Kansas, ma le differenze tra Italia e stati Uniti non finiscono qui. Da noi, le superiori sono ancora chiuse mentre oltre oceano gli studenti vengono vaccinati al Covid.
Giovanni D’Agata ha 18 anni, è di Castellarano ed è stato tra i primi tre studenti sottoposto al Pfizer. Si trova a Topeca, capitale dello Stato, nell’ambito di un progetto internazionale che organizza periodi di studio all’estero. Presso una famiglia ospitante sta trascorrendo il corrispettivo del quarto anno del “Gobetti”; tornerà a giugno. “Il vaccino, qui in America, è una cosa normalissima. Sono a disposizione, tutti quanti ci vanno. Non ho mai sentito dire che le scorte sono esaurite. La mia famiglia ospitante mi chiede come mai in Italia c’è ancora il lockdown”.
A differenza, ad esempio, dello stato di New York o della California. Va detto, comunque, che gli Stati Uniti non sono stati esattamente dei campioni di efficienza nella gestione della pandemia. Giovanni solo da poco ha iniziato a frequentare la scuola tutta la settimana: “Ogni distretto decide per sé – spiega a Tg Reggio – a seconda dei numeri della pandemia”.
Al di là del cronoprogramma, la somministrazione dei vaccini è organizzata in modo molto similare: “Ti prenoti su internet, vai in una farmacia, complici un foglio”. Non è uguale, invece, la gestione del sistema sanitario nel complesso “e questo lo invidiano a noi italiani. L’anno scorso mio ‘fratello’ americano non è stato bene e ha speso
moltissimi soldi”, ha confermato Giovanni.
Non scontata la decisione di proseguire col suo progetto di trascorrere alcuni mesi all’estero nonostante l’emergenza sanitaria. Giovanni, atleta della Pallamano Rubiera, non ha voluto perdere l’opportunità: “Durante il lockdown non sapevo cosa mi sarebbe potuto succedere, io non avevo nessun piano fino a metà luglio”.
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