REGGIO EMILIA – Lo psicoterapeuta Claudio Foti è tornato oggi in tribunale a Reggio. Nell’ambito dell’udienza preliminare i suoi avvocati hanno fatto richiesta di giudizio abbreviato condizionato all’ascolto di tre testimoni.
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Nessuna parola con la stampa che lo ha atteso all’uscita. All’opposto, Claudio Foti, è stato un fiume in piena nell’aula della Corte d’Assise, dove ha cominciato col rispondere alle domande dei suoi due difensori. Sua la richiesta, accolta dal giudice Luca Ramponi, di poter essere ascoltato nell’ambito dell’udienza preliminare sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza. Psicoterapeuta, considerato una sorta di guru a livello nazionale quanto a esperienza nella delicata materia degli abusi sui minori, Foti ha parlato per ore, mostrando fervore in più di un frangente. Un’udienza cominciata dopo le 9, proseguita nel pomeriggio e conclusa dalla discussione del sostituto procuratore Valentina Salvi.
Una figura chiave quella del professionista torinese, nonostante su di lui pendano soltanto tre capi d’accusa rispetto ai 108 sollevati dall’accusa nei confronti i 24 indagati per i quali, quasi un anno fa, la procura ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio.
Foti deve rispondere di frode processuale. Durante una serie di sedute di psicoterapia avrebbe alterato consapevolmente lo stato emotivo di una minore ingenerando in lei, ad esempio con domande suggestive, falsi ricordi di molestie subite. La cosiddetta “scuola Foti”, definizione che compare nella motivazione con cui il Tribunale del riesame revocò i domiciliari al 69enne, parlando di “elementi di forte pressione e forzatura, nonché ingerenza nella vita privata dei minori”.
L’altra accusa, oltre a quella di lesioni personali aggravate, di concorso esterno in abuso d’ufficio. Gli viene contestato un ruolo nell’assegnazione di un appalto avvenuto senza gara, quello riguardante i servizi svolti dalla onlus da lui fondata, la Hansel e Gretel, all’interno della struttura pubblica di Bibbiano denominata “La Cura”.
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