REGGIO EMILIA – Un allontanamento volontario da casa. Si era data questa spiegazione Silvia Pedrazzini in merito alla scomparsa del padre Giuseppe, trovato morto l’11 maggio 2022 nel pozzo dietro casa, a Cerrè Marabino, frazione di Toano.
La donna, 38 anni, per oltre tre ore ha risposto alle domande del giudice per l’udienza preliminare, il dottor Andrea Rat, oltre a quelle degli inquirenti, delle parti civili, e del suo stesso avvocato Ernesto D’Andrea. Tra i documenti mostrati dal legale, le dichiarazioni dei redditi del marito, Riccardo Guida, di professione musicista, a dimostrazione della capacità della coppia di provvedere al proprio sostentamento e a quello del figlio che oggi ha 12 anni. C’è infatti la truffa ai danni dello Stato nella lista dei capi d’imputazione mossi contro gli indagati, che si sarebbero intascati la pensione del 77enne, la cui morte risale a circa due mesi prima del ritrovamento del suo corpo.
Maltrattamenti aggravati, sequestro di persona, omissione di soccorso e distruzione di cadavere gli altri reati cui i famigliari sono chiamati a rispondere. Assenti in aula la vedova Marta Ghilardini e il genero Riccardo Guida, che assieme a Silvia Pedrazzini verrà giudicato col rito abbreviato. Una versione, quella della 38enne, che in più punti non coinciderebbe con gli atti contenuti nel fascicolo del Pm, con le testimonianze di vicini di casa e parenti e con quanto reso dalla madre, dalla quale ha raccontato di avere appreso la notizia dell’allontanamento del padre.
L’indagata ha riferito di non conoscere le circostanze del decesso dell’uomo e nemmeno per quale motivo il suo corpo si trovasse nel pozzo. Ha fatto cenno a qualcosa che potrebbe essergli accaduto al rientro dal periodo lontano da casa, mentre sbrigava alcuni lavori nell’orto. Silvia Pedrazzini è esplosa in un pianto nel sentire pronunciare alcuni passi di una lettera arrivatale mentre si trovava in carcere a Mantova, con la quale il marito la invitava a non togliersi la vita.
Dal pm è arrivata la richiesta del sequestro conservativo dei beni intestati a Marta Ghilardini, al fine, eventualmente, di un risarcimento per le spese delle indagini sostenute dallo stato. La 64enne dal 19 giugno è completamente libera in quanto non più tenuta all’obbligo di firma, né di dimora presso il proprio comune.
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