TOANO (Reggio Emilia) – Le cause della morte di Giuseppe Pedrazzini. Le ha spiegate a lungo, per circa tre ore, davanti alla giuria popolare della Corte d’Assise, il medico legale della Procura, il dottor Franco Marinelli. A suo avviso quella dell’anziano, che soffriva di una patologia vascolare, fu una morte naturale e improvvisa, ma non così inaspettata. Contribuirono infatti ad accorciare l’aspettativa di vita del 77enne la scarsa assistenza sanitaria e la poca attività fisica. Il decesso avvenne per arresto cardiaco. Il corpo del pensionato fu trovato l’11 maggio di tre anni fa, nel pozzo della sua casa di Cerré Marabino. Il suo cuore aveva smesso di battere 71 giorni prima.
In abbreviato e in appello sono stati condannati a 12 anni e quattro mesi Riccardo Guida e Silvia Pedrazzini, rispettivamente genero e figlia. Le accuse nei confronti della vedova Marta Ghilardini sono le medesime. Tra cui i maltrattamenti, che sarebbero durati quasi tre mesi, con l’aggravante di aver causato la morte e di essere stati commessi dinanzi al nipote minorenne. Il ragazzo, in modalità protetta, fornirà prossimamente la propria versione dei fatti. Il perito nominato dalla corte lo ha ritenuto capace di testimoniare.
Tornando ai dettagli sull’autopsia illustrati in aula, secondo l’avvocato delle parti civili Naima Marconi confermano le conseguenze dei maltrattamenti cui partecipò la moglie dell’anziano, con un ruolo differente ma con pari responsabilità rispetto alla figlia e al genero.
Di parere opposto è il legale che difende Marta Ghilardini.