REGGIO EMILIA – La sera del 7 gennaio di ottant’anni fa aerei inglesi delle forze alleate sganciarono circa 200 bombe destinate a mettere fuori uso la stazione ferroviaria e le Officine Reggiane. Si cominciarono così a contare le prime vittime collaterali, ovvero centinaia di civili.
Più tremendo ancora fu il bombardamento del secondo giorno, l’8 gennaio, di sicuro il più devastante di tutta la guerra per Reggio. Telefonando da Gualtieri, il signor Luigi ha ricordato in diretta a Buongiorno Reggio quegli indelebili momenti. “Mio fratello più grande di me lavorava alle Reggiane. Aprendo le finestre quella notte abbiamo visto i lampi delle bombe. Lo spavento fu enorme. I miei genitori piangevano pensando a mio fratello. Si salvò saltando dentro a un fosso con la bicicletta. Arrivò a Gualtieri verso mezzogiorno”.
“Dalla città vedemmo salire delle nubi scure verso il cielo”. Amos Conti, ricercatore di Istoreco aveva 7 anni, l’8 gennaio 1944 quando furono 1300 circa gli ordigni piovuti. 109 gli aerei che li sganciarono sugli stessi obiettivi della sera precedente. La missione stavolta era in mano agli americani, che, intorno alle 13.30 scatenarono l’inferno con otto interminabili minuti di bombardamento.
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