REGGIO EMILIA – Ammontano a 81 milioni di euro i costi non rimborsati alla sanità reggiana per il triennio 2020-2022. Parliamo dei periodo Covid, di quando cioè le spese sono aumentate per tutto il servizio sanitario nazionale complici anche i rincari energetici. Nello stesso triennio sono state rimborsati 113 milioni di euro dalla struttura commissariale e dai fondi europei.
L’Ausl reggiana ha chiuso il 2022 con un disavanzo di 7 milioni, ma all’appello mancano quegli oltre 80 milioni. Una goccia nel mare di finanziamenti ormai insufficienti per garantire i bisogni di cura e assistenza dei cittadini. Una sanità universalistica che affronta un periodo drammatico come mai prima d’ora, senza investimenti adeguati sarà il collasso finanziario di tutto il comparto. Lo stesso governatore della Regione, Bonaccini, nei giorni scorsi ha detto chiaramente che tutto questo aprirà intere praterie per i privati.
Una proposta salva sanità parte proprio dall’Emilia Romagna con un progetto di legge nazionale approvato dalla giunta dove si chiede di portare il finanziamento del Servizio sanitario nazionale dall’attuale 6,9% al 7,5% del Pil da qui ai prossimi cinque anni. Tradotto, 4 miliardi in più ogni anno.
Negli altri Paesi europei la media è dell’8-9%. Non solo: nel progetto è prevista l’eliminazione del tetto di spesa per il personale, in modo da aprire a nuove assunzioni. Avviata la raccolta di firme e un programma di iniziative per sostenere la proposta.
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