REGGIO EMILIA – Una pioggia di arresti, denunce, perquisizioni e sequestri. E’ il bilancio dell’attività effettuata in sincrono dalle prime ore dell’alba in svariate province d’Italia da un centinaio di persone tra militari della guardia di finanza reggiana e agenti della polizia di Stato su impulso della Direzione distrettuale antimafia di Bologna. Nello specifico, sono 15 le custodie cautelari, di cui 13 in carcere e 2 agli arresti domiciliari, oltre a sequestri di stupefacente per un controvalore di 8 milioni di euro. Gli indagati, come spiegato nel corso della conferenza stampa tenutasi nel comando delle Fiamme Gialle reggiane, sono accusati, a vario titolo, di aver preso parte a una organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico internazionale di droga.
Le indagini sono partite a settembre 2020, quando all’aeroporto di Bogotà, Colombia, è stato localizzato e sequestrato un pacco indirizzato a Bibbiano e contenente 6,5 kg di cocaina. Nel comune reggiano, come poi appurato dagli inquirenti, risiedono cinque cittadini di origini albanesi coinvolti nell’indagine, tanto da farne il fulcro “logistico” dell’organizzazione. Negli ultimi 4 anni, come ricostruito, il sodalizio avrebbe importato e acquistato da Albania, Kosovo, Ecuador, Colombia e Paesi Bassi 23 kg di cocaina, 6 di eroina, 80 di hashish e 240 di marijuana per poi rivendere lo stupefacente sull’intero territorio nazionale.
“Abbiamo fornito un contrasto efficace – le parole del questore di Reggio, Giuseppe Maggese – a una piaga, quella del traffico di stupefacenti che vede anche il nostro capoluogo, purtroppo, coinvolto sia sotto il profilo delle attività di spaccio che di consumo, con tutti quelli che sono gli effetti negativi da questo punto di vista”.
Fondamentale, nelle ricostruzioni investigative, l’acquisizione di conversazioni telematiche che i narcotrafficanti avevano scambiato tramite smartphone criptati oltre all’utilizzo dell’applicazione ‘Sky-Ecc’: grazie a un’attività condotta dalle forze di polizia francesi, olandesi e belghe sulla piattaforma criptata sono stati trovati milioni di messaggi scambiati dai narcotrafficanti in diversi Paesi dell’Unione europea. L’importante lavoro compiuto dagli inquirenti, guidati dal sostituto procuratore Roberto Ceroni, ha permesso poi di svelare un legame tra l’organizzazione e soggetti appartenenti sia alla ‘ndrina calabrese riconducibile alla famiglia Grande Aracri che a esponenti di spicco della criminalità romana.
E’ stata accertata, infine, l’introduzione in Italia, via Spagna, di 75mila euro in banconote da 500 falsificate. Contestualmente, sono state denunciate 10 persone, tutte residenti nella nostra provincia, che attraverso 7 società operanti nel settore edile tra Reggio e Parma, hanno emesso fatture per operazioni inesistenti per oltre 5 milioni di euro. Quel denaro serviva all’associazione per acquistare parte dello stupefacente.