REGGIO EMILIA – Come ha impattato il lockdown sull’aria che respiriamo tutti i giorni? Cosa ci dovremo aspettare nei prossimi mesi? A questi e ad altri quesiti ha risposto Luca Torreggiani, responsabile del monitoraggio qualità dell’aria di Arpae, ospite nella puntata di Buongiorno Reggio di mercoledì.
“In questi mesi abbiamo monitorato il tasso di ozono – ha spiegato – che è l’inquinante tipico estivo perché si produce con la radiazione solare, ma non solo. Ci sono anche degli inquinanti, definiti “precursori”, come il biossido di azoto che viene prodotto dal traffico veicolare e dalle industrie. Ebbene, il numero giornate di superamento del valore a Reggio Emilia è stato di 42, a fronte del 55 dell’anno precedente. Il numero massimo del valore limite in un anno è pari a 25 sforamenti”.
Il lockdown, con le strade semi deserte e la natura a riappropriarsi dei suoi spazi, ha permesso ad agenzie quale Arpae di effettuare numerosi studi: “Abbiamo riscontrato, ovviamente, una forte riduzione degli inquinanti primari come il biossido di azoto (40-50% in meno nel periodo, che porterà a un -15/20% su base annuale), ma non è stata misurata un’uguale riduzione per le Pm10, ovvero la concentrazione in aria degli inquinanti stessi – ha aggiunto Torreggiani – Questo, in parte, è stato dato dal fatto che si è fermato il comparto industriale nei tre mesi ma non quello agricolo, che contribuisce a emettere gas inquinanti nell’atmosfera. Inoltre, le famiglie nelle abitazioni hanno tenuto acceso di più il riscaldamento, poiché costrette in casa. Tutto questo, di fatto, ha bilanciato le emissioni di Pm10 rispetto agli anni passati. Dobbiamo, infine, tenere presente anche l’aspetto morfologico della pianura padana, che già di suo tende a trattenere nell’aria questo genere di particelle”.
Cosa aspettarsi nel futuro immediato? “Possiamo presupporre un minor utilizzo del trasporto pubblico, ma d’altro canto un incentivo al lavoro agile da casa”, ha concluso.
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