REGGIO EMILIA – Sta facendo discutere a livello politico quanto accaduto nelle ultime ore a Torino, dove il consiglio comunale ha bocciato la proposta di intitolare una via a Nilde Iotti, donna simbolo delle istituzioni italiane.
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Nel 2011, per la prima volta, a Torino venne proposto di intitolare uno spazio pubblico a Nilde Iotti. Era l’anno del 150° dell’Unità d’Italia, e Torino fu la prima capitale di quel nuovo Stato. A distanza di 12 anni, la reggiana partigiana e prima presidente donna della Camera dei deputati ancora non compare nella toponomastica di una città simbolo, dal punto di vista delle istituzioni, come Torino. L’ultima bocciatura è di queste ore.
I principali giornali nazionali riportano l’esito del voto in consiglio comunale. A fronte di 30 sì necessari, ci si è fermati a 26. No, quindi, a intitolare a Nilde Iotti la ciclabile di corso Rosselli o il viale pedonale al centro di corso Matteotti. La proposta è stata affossata dal centrodestra. Verrebbe da pensare per l’estrazione politica di Nilde Iotti, la cui figura è stata in ogni caso un pilastro del Paese a cominciare dal contributo alla stesura della Costituzione per culminare con gli oltre 12 anni, finora il periodo più lungo, a rappresentare la terza carica dello Stato; una figura che la premier Giorgia Meloni citò nel suo discorso di insediamento.
Chi ha votato contro a Torino si difende dicendo che la contrarietà non è sul nome ma sul luogo scelto da dedicarle e che presto saranno loro stessi a fare una nuova proposta, ma la vicenda ha scatenato una certa bagarre politica. La capogruppo del Pd in consiglio comunale ha abbandonato l’aula in segno di protesta, le associazioni femministe hanno parlato di “una vergogna, uno spettacolo indecente”. “Quelle di Meloni erano parole al vento – commenta Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera – Per la destra quel nome non conta, così come non conta il nome di tutte quelle donne che hanno fondato la Repubblica e di quelle che tutti i giorni combattono, come fece Nilde Iotti, per i diritti, la libertà e l’autodeterminazione di tutte e tutti”.
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