REGGIO EMILIA – Mercoledì nel nostro telegiornale, riflettendo sulla candidatura al Senato offerta da Forza Italia a Giuseppe Pagliani, abbiamo posto una domanda: è giusto candidare personalità che hanno avuto rapporti con esponenti della criminalità organizzata? Un principio di precauzione non suggerirebbe di evitare la candidatura di persone che, secondo le sentenze dei tribunali, hanno incontrato a più riprese uomini di ‘ndrangheta, sapendo chi avevano di fronte, per discutere di battaglie politiche da portare avanti insieme contro i comuni avversari?
Anzichè rispondere nel merito a questa domanda, Forza Italia ha scelto la strada di sempre: negare tutto, anche l’evidenza, anche le cose scritte nelle sentenze, accusarci di essere in malafede e cercare di far credere che ce l’abbiamo con Forza Italia e con Pagliani. Visto che naturalmente non è così, mettiamo sul tavolo altri due elementi di riflessione. Il primo viene, per così dire, dall’interno. Nella sentenza del processo Aemilia, i giudici Caruso, Beretti e Rat scrivono: ‘Si può andare a rileggere l’intero esame reso a dibattimento dall’avvocato Liborio Cataliotti, esponente di punta del Popolo della Libertà a Reggia Emilia negli anni Duemila’. Secondo Cataliotti, scrivono i giudici, ‘l’ascesa politica dell’avvocato Pagliani in quel partito fu frutto del sostegno dell’imprenditoria cutrese in forte odore di mafia.’ Al punto che ‘tra gli esponenti del Polo della Libertà di Reggio – aveva aggiunto Cataliotti – c’erano addirittura dei killer’.
Il secondo elemento lo offrono le parole che mise a verbale l’ex prefetto Antonella De Miro a proposito della partecipazione di Giuseppe Pagliani, il 21 marzo 2012, alla cena al ristorante Antichi Sapori con Nicolino Sarcone e tutto il gotha della cosca: ‘Devo dire che sulla vicenda della cena mi è presa, mi deve credere procuratore, una sorta di nausea. Quando mai in Sicilia un politico se ne sarebbe andato a cena con un capomafia? Magari in una masseria nascosta, ma non una cena in un ristorante pubblico’.
Considerazioni che la De Miro, divenuta poi prefetto di Palermo, ripetè nell’aula del processo Aemilia il 4 aprile 2017: ‘Pensare che pezzi della società reggiana, del mondo delle professioni, avvocati, giornalisti, una giornalista che aveva frequentato amabilmente anche la Prefettura, potessero stare con chi ritenevo fosse l’Antistato, ecco questo devo dire mi ha molto sorpreso e amareggiato’.
E’ con questi elementi di fatto che Forza Italia dovrebbe cominciare a fare i conti, non con noi.
Tg Reggio risponde a Forza Italia su Pagliani: le parole della De Miro e la sentenza di Aemilia. VIDEO
19 agosto 2022Il coordinatore provinciale ha accusato il nostro telegiornale di mistificare la realtà per colpire il partito e l’avvocato. Ma le sentenze parlano chiaro. E le deposizioni al processo dell’ex prefetto e di Liborio Cataliotti dovrebbero far riflettere