CESENA – “Sei rimasto nel cuore dei tifosi granata…”. “Grazie, hai visto?”. Con il sorriso e un pizzico di orgoglio Pippo Marchioro si rivolge a sua figlia Letizia quando Primo Bertani gli ricorda l’affetto dei tifosi granata a più di 30 anni dalla salvezza di San Siro.
Nella trasferta di Cesena la nostra troupe ha fatto una piccola deviazione: a pochi passi dallo stadio “Manuzzi” vive l’ex allenatore della Reggiana che compirà 90 anni il prossimo 13 marzo. Una casa piena di ricordi calcistici ma appena entri, nel salotto, ci sono due foto su un tavolino che riassumono la sua carriera: una da allenatore del Cesena, l’altro scatto è al “Mirabello” in una delle sue tante panchine nel catino di via Matteotti alla guida dei granata.
Una chiacchierata per ricordare quei sei anni, dal 1988 al 1994, che sono stati i più belli della storia della Reggiana, iniziati con la promozione in Serie B del 1989 contro il Prato, le gesta di Fabrizio Ravanelli e le giocate del “suo” pupillo: Andrea Silenzi, un nome che evoca emozione. “È come se fosse mio figlio…” commenta Marchioro, senza nascondere la commozione. Malgrado le giocate di “Pennellone”, i granata non centrarono il salto nel massimo campionato, che arrivò nel 1993.
Il primo maggio 1994 la gioia della salvezza in Serie A conquistata a San Siro contro il Milan. Un filo conduttore delle sue stagioni in granata è stato l’avere un ottimo portiere a disposizione come Nico Facciolo, Luca Bucci e Claudio Taffarel, tutti grandi protagonisti nei risultati ottenuti da Marchioro sulla panchina della Reggiana. “Il portiere è il ruolo più delicato che esista – ha concluso Marchioro – Se non hai un portiere buono, puoi avere davanti degli ottimi giocatori ma non fai grandi miracoli”. Chi ricordi di più? Facciolo, Bucci o Taffarell? “Taffarell”.
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