REGGIO EMILIA – Le stesse parole assumono significati diversi a seconda di chi le pronuncia, del dove le pronuncia, della vita da cui queste parole nascono. Per questo il valore di “Storie da e per il carcere” è grande, perché cerca di tenere assieme luci e ombre, nuove luci e vecchie ombre. E’ un progetto teatrale pensato dal Comune di Reggio con la compagnia Mamimò e l’istituto penitenziario, e patrocinato dalla Regione. Si tratta di laboratori teatrali rivolti ai detenuti, laboratori che presto faranno vedere i propri frutti.
Il 4 novembre, all’interno del carcere e riservato ai detenuti, verrà rappresentato “House we left”, scritto e diretto da Alessandro Sesti. “La casa che abbiamo lasciato” racconta di donne transgender che hanno lasciato le loro case a causa di errori commessi durante le proprie vite e che adesso chiamano casa il carcere, ma solo come luogo geografico. Poi il 7 novembre, nella palestra dell’istituto penitenziario, sarà la volta dello spettacolo aperto anche agli esterni “Il bene e il male” per la regia di Fabio Banfo, nato da laboratori di musica e teatro svolti con alcuni detenuti, e i due concetti, quello del bene e del male, verranno rappresentati servendosi di Don Giovanni e Faust, di Prometeo e di Moliere, di Cleopatra, di Mandela e di Marilyn Monroe.
“House we left” sarà replicato per il pubblico al teatro Piccolo Orologio, sede del Mamimò, il 4 novembre e 5 novembre alle 21 e il 6 novembre alle 17.
Reggio Emilia teatro Mamimò