REGGIO EMILIA – La soddisfazione grande per le 641 aperture di sipario. La gioia dei premi ricevuti e dei conti in ordine. Ma c’è un aspetto su tutti che rallegra nel bilancio della stagione della Fondazione I Teatri, anche perchè non era atteso in così poco tempo: un elemento il cui significato è quasi imponderabile, anche se i dati per descriverlo esistono. Ed è il fatto che il numero degli spettatori sia tornato quasi quello pre covid. “Spero frutto di un lavoro di 60 persone che ogni giorno entrano qui dentro per restituire alla comunità un teatro pubblico”, sottolinea il direttore de I Teatri Paolo Cantù.
Gli spettatori erano stati 130mila nel 2019, la scorsa stagione sono stati 122mila, dai 15mila scarsi degli anni a ranghi ridottissimi della pandemia. Cantù cita su tutte la produzione “Il giro di vite”, un nuovo modo di assistere all’Opera, ha detto, e il prestigioso premio Abbiati andato all’edizione 2022 del Festival Aperto. Sarà proprio la kermesse, il 23 settembre, ad aprire la nuova stagione teatrale. L’età media degli spettatori adesso è 55 anni, con la fascia 40-50 che la fa da padrone. “La sfida per il futuro è riuscire a parlare ai giovani, trovare contenuti per loro interessanti, e le nuove comunità”, aggiunte Cantù.
L’assessore alla cultura Annalisa Rabitti ha valorizzato la capacità dei Teatri di creare reti e collaborazioni. Ci sono state interazioni con Fotografia Europea e Reggio Narra, tanto per citare due esempi. E chissà che in futuro non possano esserci collegamenti anche con l’Rcf Arena. “E’ difficile immaginare la vita culturale della città a prescindere da un livello alto, qualitativamente parlando, di una Fondazione come I Teatri e del ruolo del Valli. Sono elementi centrali – dice il sindaco Luca Vecchi – Se calasse la qualità, ne pagherebbe un prezzo alto tutto il mondo della cultura. Non è capitato grazie a un investimento costante”.
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