MASSENZATICO (Reggio Emilia) – Il caso di Massenzatico è diventato ora un caso nazionale come quelli di Olbia e Genova, in cui soggetti fermati col taser sono deceduti. Ci si interroga sull’effettiva necessità di utilizzare questo strumento, soprattutto visti i rischi che comporta. Abbiamo chiesto un parere a un giornalista reggiano, esperto di armi: “Purtroppo all’onore della cronaca arrivano i casi tragici, come quelli di Massenzatico, come quelli di Olbia e Genova, ma si tace il fatto che ogni giorno, da parecchi anni, il taser risolve moltissime situazioni senza creare conseguenze, il bilancio è assolutamente a favore di questo strumento”, dice Giulio Orlandini, direttore della rivista ‘Armi e Tiro’.
Il giornalista reggiano Giulio Orlandini, direttore della rivista ‘Armi e Tiro’, è un esperto nel settore. Orlandini ricorda quali sono gli obiettivi per cui dal 2018 il taser è in dotazione alle forze dell’ordine anche in Italia dopo essere stato introdotto negli Stati Uniti: “Dal punto di vista tecnico viene considerato uno strumento intermedio, cioè nelle mani dell’operatore rappresenta una via di mezzo tra l’uso dell’arma in dotazione, la pistola, e altri strumenti come lo sfollagente che comunque non nascondono altre criticità, è uno strumento necessario per contenere quei soggetti che sono violenti e ha tra i suoi vantaggi quello di proteggere prima di tutto cittadini che potrebbero loro malgrado essere coinvolti in fatti violenti, ma non dimentichiamo anche lo stesso operatore, che nel caso in cui si presenti un soggetto armato, con coltello, con siringa, il taser consente un intervento a un determinata distanza, 5-6-7 metri, ed evitare quel contatto fisico che metterebbe a rischio la vita”.
L’utilizzo della pistola elettrica è però molto controverso. Un modello precedente a quello in dotazione oggi è stato inserito dall’Onu tra gli ‘strumenti di tortura’. Claudio Citro, morto poco dopo la scarica arrivata dal taser, era cardiopatico, come confermato dalla madre. Ma sarà solo l’autopsia a chiarire le cause della morte. Lo strumento – dicono gli esperti – può creare aritmia letale in soggetti con problemi cardiaci o sotto l’effetto di droghe come la cocaina che accelera i battiti. “Il taser rappresenta uno strumento di contenimento del rischio, ritengo che nessun operatore di forza di polizia abbia come obiettivo togliere la vita, anche se si trova davanti un malvivente, un soggetto aggressivo o pericoloso”, replica Giulio Orlandini.
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