REGGIO EMILIA – Per colpa di chi? Per descrivere il momento del centrodestra reggiano dopo il voto amministrativo in città si potrebbe citare uno dei più grandi successi di un artista di casa nostra, Zucchero Fornaciari. Per colpa di chi?
Il clima sembra essere proprio quello da resa dei conti, della caccia al colpevole. Il candidato sindaco Giovanni Tarquini la sconfitta non l’ha presa bene e in una nota ha sottolineato il supporto che Marco Massari ha avuto dal Partito Democratico in termini organizzativi e di budget, lasciando intendere che lui su questo tipo di sostegno non ha potuto contare e chiamando in causa indirettamente i partiti del centrodestra.
Il suo collega, l’avvocato Carmine Migale, eletto nella sua lista con 394 preferenze, è stato più esplicito: “Credo che qui a Reggio – ha affermato – il centrodestra debba avere rappresentanti che sul territorio dovrebbero spendersi di più”. Tra i leader del centrodestra per il momento nessuna replica, anche se a quanto filtra le dichiarazioni hanno dato fastidio. Il clima è a dir poco teso anche perché Tarquini anziché allargare il consenso, ha finito per sottrarre voti a Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega in cui è rimasto addirittura escluso Roberto Salati, candidato “solo” sindaco 5 anni fa.
Non è un mistero che la candidatura di Tarquini non fosse ben vista da Fratelli d’Italia a Roma e che lo stesso deputato locale, Gianluca Vinci, fosse molto tiepido verso questa soluzione. C’è chi ipotizza, ora, un dialogo molto complicato in Sala del Tricolore tra il gruppo di Fratelli d’Italia e la lista Tarquini.
Un sassolino dalla scarpa se lo era tolto il giorno dopo lo scrutino con un post su Facebook Marco Eboli, figura storica della destra reggiana, dimessosi lo scorso agosto da incarichi direttivi in Fratelli d’Italia: “Le campagne elettorali sotto voce finiscono nel silenzio tombale”. A rincarare la dose Alleanza Civica, che ha riconosciuto pubblicamente l’errore di essersi fatta coinvolgere, almeno inizialmente, in una avventura stile – testuali parole – “armata Brancaleone”. Se non siamo agli stracci, poco ci manca.
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