REGGIO EMILIA – Venerdì sera, ospite di Decoder, l’amministratore delegato di Iren Ambiente, Eugenio Bertolini, si è fatto carico di spiegare quali sono le ragioni che stanno alla base delle differenze nelle tariffe della Tari tra i comuni di Reggio, Parma e Piacenza. Non toccava a lui, perché le tariffe non sono decise da Iren, ma dai Comuni, però lo ha fatto con grande chiarezza.
A Reggio, ha spiegato Bertolini, la Tari è più salata che altrove per due motivi. Primo: perché mentre Reggio imputa l’intero costo del servizio rifiuti alla Tari, altri, come Parma, caricano sull’Imu una parte dei costi, come lo spazzamento delle strade o la derattizzazione. Il risultato è che gli utenti reggiani pagano di più di Tari, ma quelli di Parma e Piacenza pagano di più di Imu.
La seconda ragione che spiega le differenze è il fatto che il solo comune di Reggio produce ogni anno circa 22mila tonnellate di rifiuti indifferenziati che devono essere smaltiti fuori provincia. Bruciare questi materiali nell’inceneritore di Parma costa allo stesso modo per le due città, ma il trasporto dei rifiuti da Reggio costa 1,5 milioni di euro all’anno.
Il manager di Iren Ambiente ha poi messo in luce un altro aspetto non secondario. Ciascuna amministrazione, tra le altre cose, decide come distribuire il peso della Tari fra le diverse categorie di utenti. A Reggio le utenze domestiche, cioè le famiglie, sostengono il 51,7% dei costi del servizio; a Parma la percentuale scende al 49,3%, a Piacenza al 45.
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