REGGIO EMILIA – Nella primavera scorsa, la decisione di Iren di anticipare dal 30 giugno al 31 marzo la scadenza della prima rata della Tari nel comune capoluogo suscitò un vespaio, tanto che alla fine l’azienda decise di fare marcia indietro. Ora nella case dei reggiani stanno arrivando i bollettini per la seconda rata, da pagare entro il 30 novembre. Le famiglie interessate nel comune di Reggio sono più di 76mila, mentre le utenze non domestiche quasi 11mila, tra le quali 2.800 uffici, 600 bar e 400 ristoranti.
Secondo il Piano finanziario comunale approvato in aprile, il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città, affidato a Iren, costa più di 37 milioni di euro all’anno. Il corrispondente gettito deriva in parti quasi uguali dalle utenze domestiche e da quelle non domestiche. Nonostante l’inflazione, i costi per gli utenti sono stati tenuti sotto controllo: tra il 2014 e il 2022 l’aumento complessivo è stato appena del 4,5%. Il merito è in gran parte del recupero dell’evasione e dell’elusione. Un impegno che continua, con 700 accertamenti esecutivi quest’anno e 450 nei prossimi due anni.
Gli aumenti contenuti di questi anni non hanno modificato una situazione che ha radici lontane nel tempo: fra le città servite da Iren, Reggio è quella in cui la Tari è più salata. Le differenze non sono di poco conto: una persona che vive sola paga 169 euro di Tari a Reggio, 150 a Spezia e 132 a Parma. Per una famiglia di quattro persone si va dai 388 euro di Reggio ai 219 di Spezia ai 288 di Parma. In media a Reggio la Tari costa il 30% in più che nella vicina Parma.
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