REGGIO EMILIA – Pentole e coperchi percossi da mestoli o cucchiai. Tamburi e fischietti suonati per disertare il silenzio che avvolge il massacro di Gaza. Alle 22 di ieri sera ha preso il via il frastuono collettivo che ha coinciso col momento clou della pastasciutta antifascista di Piazza Prampolini. Istanti di protesta promossi a livello nazionale dall’appello pubblico denominato Giorno di Gaza, che hanno visto adesioni, alla stessa ora, in diversi luoghi della nostra provincia, come ad esempio ad Albinea, in piazza Cavicchioli. Il tutto per denunciare la crisi umanitaria nella Striscia.
“Un grido che è di solidarietà, di umanità e di vicinanza a Gaza e a tutte le popolazioni del mondo ancora vittime di violenze”, sottolinea il vicesindaco Lanfranco De Franco. Il no alla guerra ha accomunato le centinaia di persone che hanno dato vita alla terza edizione della Pastasciutta antifascista promossa da Anpi, Arci, Asuer, Istituto Cervi, Istoreco, Filef, Spi-Cgil, in collaborazione col Comune e con il Centro Interculturale Mondinsieme.
Assieme al 25 luglio del ’43 che segnò l’inizio della Resistenza italiana, sono state celebrate anche le lotte di liberazione di altri popoli, come quello del Senegal. Meno carri armati e più macchine agricole. E’ in linea con questo pensiero una delle canzoni eseguite dalla Brigata Lambrusco. Si tratta del brano dedicato al trattore R60 delle Reggiane
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