REGGIO EMILIA – La mobilità attiva, pazienti che provengono da altre da altre Regioni e dall’estero e si sottopongono a visite o ricoveri nelle strutture reggiane, nei primi 9 mesi del 2025 rappresenta per l’Ausl di Reggio il 4,5 % del valore economico della produzione complessiva, pari a 7 milioni di euro. Nel 2024 aveva rappresentato il 4,8% della produzione complessiva, pari a 8,8 milioni di euro.
Esiste però anche una mobilità passiva extraregionale, pazienti reggiani che si rivolgono a strutture pubbliche o di privato accreditato con sede non in Emilia Romagna: nel 2024 il valore complessivo della mobilità passiva è stato di 22,5 milioni di euro. Perché una cifra così alta rispetto a quella attiva?
“In provincia non abbiamo tutte le discipline – spiega il direttore del Presidio Ospedaliero Provinciale, Giorgio Mazzi – ad esempio a Reggio manca la chirurgia dei trapianti, e i pazienti devono rivolgersi alle strutture della grandi città”.
Al Core, il Centro OncoEmatologico di Reggio, è stato recentemente approvato l’utilizzo della terapia con CAR – T per la cura dei linfomi: questo potrebbe ridurre la migrazione dei pazienti in altre strutture. La mobilità passiva è rivolta principalmente a ospedali della Lombardia e del Veneto, ad esempio il vicino ospedale di Suzzara ha un importante centro ortopedico-traumatologico.
“Se nel 2024 sono stati 4105 i pazienti provenienti da altre Regioni che si sono rivolti ai nostri ospedali o a quelli privati accreditati – continua Mazzi – altrettanti hanno optato per ospedali di altre regioni: il 30% solo per la disciplina ortopedica. In questo settore infatti molti professionisti operano su più sedi del privato accreditato di province o regioni confinanti con la nostra, questi professionisti visitano i pazienti nel reggiano e poi li operano nelle loro strutture d’origine. Gli ospedali reggiani inoltre si concentrano principalmente sugli interventi d’urgenza e traumatici, mentre nel privato accreditato fuori regione avviene una buona parte dell’attività programmata”.
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