SANREMO (Imperia) – Tanta reggianità a Sanremo ieri sera. Successo e curiosità hanno riscosso non solo l’esibizione di Orietta Berti, ma anche l’esecuzione di diversi brani che hanno radici nel nostro territorio.
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La potenza unita alla delicatezza. C’è questo nella voce di Orietta Berti che dopo avere aperto la seconda serata del Festival, è tornata nuovamente protagonista nella tappa dedicata agli omaggi ai classici della canzone italiana. Alla faccia di chi l’annovera tra le vecchie glorie. L’usignolo reggiano, nell’esibizione con Le Deva, dimostra di cantare meglio di tante pronipoti. Tanto da essere al secondo posto della classifica dell’orchestra.
“Ti regalerò quel che resta della mia gioventù” sono le parole di Sergio Endrigo nel brano rivisitato sul palco dell’Ariston. E di gioventù Orietta ne ha ancora da regalare.

Le Deva e Orietta_(ph Marco Piraccini/ufficio stampa)
La giovinezza e la forza risuonano anche nel testo di “Del mondo” dei Csi riproposto da Max Gazze in duetto con Daniele Silvestri. Sullo sfondo le chitarre grattugiate ad omaggiare la cifra inconfondibile della band fondata dal binomio Ferretti-Zamboni, autori anche del brano Amandoti, risalente all’epoca dei Cccp, intonato dai Maleskin con Manuel Agnelli. Il brano comincia morbido per deviare sul metallaro pesante, in onore ai soviet e all’elettricità.
Tra le esibizioni dei cantanti in gara c’è spazio anche per un tributo ai Nomadi il cui inno “Io vagabondo” viene intonato da Fiorello che battezza come “Abbadeus” l’insolito quartetto comprendente la coppia Mihajlovic-Ibrahimovic.
Un altro grande classico è la canzone di Luigi Tenco scelta da Gaia, con lei nel duetto la cantautrice Lous and the Yakuza.
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