REGGIO EMILIA – C’è un tema che ha fatto irruzione nella campagna elettorale in questi ultimi giorni. Riguarda la sicurezza, ma non direttamente la zona stazione. Stiamo parlando del Reparto Prevenzione Crimine della Questura reggiana che dovrebbe essere chiuso: in regione rimarrebbe pertanto solo quello di Bologna. Uno scenario che ha portato il sindacato di polizia Siulp in piazza per protestare e che sta mobilitando istituzioni e politica.
Il Reparto Prevenzione Crimine è una divisione della Polizia di Stato, nata nella metà degli anni 90 con l’obiettivo di disporre di una task force di pronto intervento che possa agire in modo veloce nei teatri operativi più impegnativi a livello nazionale, andando a rafforzare i dispositivi locali di prevenzione e controllo del territorio.
In Italia ce ne sono 21. Ora il Ministro dell’Interno, insieme al Capo della Polizia, sta varando una riorganizzazione, con la chiusura di alcune sedi: non solo quella di Reggio, a rischio ci sono anche Lecce, Foggia, Cosenza, Catania.
Comune di Reggio e Giunta regionale si sono detti contrari annunciando iniziative nei confronti del Viminale.
Il piano porta dunque la firma del Governo di centrodestra: contraddizione vuole che a schierarsi contro la chiusura della sede reggiana sia stato anche il candidato sindaco per il centrodestra Giovanni Tarquini. L’avvocato ha puntato il dito nei confronti di una politica locale che nel tempo avrebbe evitato di segnalare con forza la gravità della situazione sicurezza. Le valutazioni del Governo sono però indipendenti dai territori e riguardano la gestione del personale e delle forze in essere, perché se no non si spiegherebbe il disegno di chiusura degli stessi reparti in città ben più problematiche dal punto di vista del crimine come Foggia o Catania, quest’ultima amministrata da un sindaco di Fratelli d’Italia.
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