REGGIO EMILIA – “Le imprese sono diventate prigioniere del Superbonus. Sono in un impasse – le parole di Stefano Ricciardi, responsabile ufficio Costruzioni di Cna – Non possono fare nuovi lavori perché non hanno la liquidità per acquistare materiale, non possono fatturare e ritirare liquidità dai vecchi lavori. Sono quindi ferme in mezzo a un guado. Anche sul nostro territorio ci sono cantieri bloccati, sia di piccole che di medie dimensioni”.
Siamo al paradosso. Imprese che rischiano di chiudere perché in pancia hanno troppi crediti, quelli riconducibili alle detrazioni fiscali previste dal Superbonus 110%, la misura che ha rilanciato il comparto delle costruzioni, sollecitando anche investimenti e indebitamenti da parte delle aziende. Imprese alle quali gli intermediari finanziari, come le banche, le poste, la Cassa depositi e prestiti, a partire da novembre hanno chiuso sempre di più le porte.
In maggiore difficoltà si trovano i costruttori di dimensione piccola o media: “Sono i primi che ne risentono nell’acquisto delle materie prime, nella contrattazione coi clienti, nella contrattazione con gli istituti di credito. Non hanno nessuno scudo protettivo”. Si stima che da quando ha preso il via, l’incentivo abbia innescato nella nostra provincia 280 milioni di euro di investimenti. Ma la cifra lievita ancora se si considerano anche gli interventi di miglioramento sismico. L’auspicio degli addetti ai lavori è che il governo giovedì, attraverso il decreto aiuti, faccia ripartire le cessioni dei crediti: “I cantieri devono andare avanti”.
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