REGGIO EMILIA – Il costo medio dell’affitto per un appartamento di 70 metri quadrati passato da 500 a 600 euro; l’aumento dei costi delle utenze; gli stipendi che non vengono adeguati; l’estrema difficoltà a trovare alloggi. E, da un anno a questa parte, un altro tassello che si aggiunge, secondo il sindacato Sunìa, a rendere difficile la vita degli inquilini: il fatto che molti proprietari, alla scadenza del contratto di locazione, chiedano agli affittuari di lasciare libero l’appartamento anche in assenza di problemi di morosità. Cosa del tutto legittima, ma con delle ripercussioni. Carlo Veneroni, segretario di Sunìa, ipotizza che c’entri il fenomeno degli affitti brevi.
Mentre Confedilizia, anche recentemente, ha tuonato contro la volontà della Regione di varare una normativa per contrastare gli affitti brevi parlando di “un attacco alla proprietà privata”, Sunìa chiede invece che la politica argini la questione prima che si arrivi a casi come quello di Bologna. “Vanno bene i turisti, ma se non possiamo dare casa a infermieri, insegnanti, autisti, il territorio muore”, ha affermato Veneroni.
Oggi chi cerca casa e non la trova non ha più un identikit, perché il tema è del tutto generalizzato.
Il numero di sfratti è in calo: nel 2023 rispetto al 2022 le esecuzioni sono diminuite di quasi il 30%. Secondo Veneroni, è la fisiologica discesa rispetto agli aumenti spropositati degli anni della crisi, e non durerà.
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