REGGIO EMILIA – Quando la giustizia è lumaca. Quattordici anni fa l’inchiesta Octopus di carabinieri e guardia di finanza fece scalpore, rivelando per la prima volta un imponente giro di fatture false e relativa maxi evasione fiscale, con professionisti e imprenditori reggiani alleati a calabresi.
Una sorta di preoccupante preambolo, perché l’illecito quadro milionario si ripresenterà poi pochi anni dopo con grande forza nella maxi inchiesta Aemilia contro la cosca ‘ndranghetista. Ma torniamo a Octopus, con la settantina di persone originariamente finite sotto processo. Ebbene, con l’odierna sentenza di primo grado contrassegnata da assoluzioni e prescrizioni per gli ultimi sei alla sbarra, il bilancio conclusivo è di due patteggiamenti (decretati quattro anni fa in udienza preliminare), mentre è uscito completamente indenne il vero e proprio esercito di altri imputati.
Decisiva la scure del troppo tempo trascorso che ha falciato diversi reati, a partire dall’accusa più grave, cioè l’associazione a delinquere finalizzata a commettere reati fiscali per oltre venti milioni di euro. In mattinata l’ultimo atto del rito ordinario, con la sentenza dopo circa due ore di camera di consiglio emessa dalla Corte presieduta da Luigi Tirone.
Tra gli imputati in tre sono stati condannati in Aemilia, cioè l’ex giornalista Marco Gibertini (difeso dai legali Liborio Cataliotti e Costantino Diana) e gli imprenditori Antonio Silipo e Omar Costi. I primi due, accusati di riciclaggio, hanno visto cadere le imputazioni “perché il fatto non sussiste” o per prescrizione. Diversa l’imputazione per il terzo, cioè bancarotta semplice: il reato è stato giudicato prescritto. Costi è presente in aula, tutelato dagli avvocati Vincenzo Belli e Chiara Carletti.
Il pubblico ministero Francesco Rivabella Francia, al termine della requisitoria, aveva chiesto 4 anni per Gibertini, 3 per Costi e l’assoluzione per Silipo. Assolti dall’accusa di riciclaggio anche Piersandro Pregliasco, Gianluca Mussoni e Valerio Villani, quest’ultimo difeso da Pina Di Credico. La pubblica accusa aveva chiesto per loro condanne fra i 3 e i 4 anni di carcere, ma il collegio giudicante è stato di diverso avviso. Fra tre mesi conosceremo le motivazioni della sentenza, invece già conosciamo quanto abbia inciso la tagliola temporale su una delle inchieste più note in ambito reggiano.
Reggio Emilia fatture false processo octopus