REGGIO EMILIA – Non tutte le porte furono aperte. A dirlo è la reggiana Maria Mussini, che fino al 2018, in qualità di senatrice, ha fatto parte della Commissione parlamentare d’inchiesta chiamata a far luce sulla vicenda Moby Prince. “Noi abbiamo avuto una grandissima fiducia da parte dei famigliari – sono le sue parole -, ma non abbiamo trovato sempre piena collaborazione da parte della magistratura”.
La sera del 10 aprile 1991, nella rada di Livorno, il traghetto salpato per Olbia entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo della Snam e scoppiò l’inferno. Solo il mozzo sopravvisse: morirono 140 persone, tra cui sette reggiani. Tutti salvi sulla petroliera. Trent’anni e ancora nessuna responsabilità emersa. “Quella sera – dice Mussini – si intrecciò il peggio che il nostro Paese può dare: l’incompentenza e la lentezza della capitaneria nei soccorsi, l’omertà sul perchè la Agip fosse lì a quell’ora… E’ evidente che quando c’è del contrabbando, un possibile carico che non dovrebbe esserci, la criminalità organizzata si inserisce”.
Mussini è stata ospite di Buongiorno Reggio nelle ore dell’anniversario di quell’avvenimento e nelle ore in cui è stata chiesta una nuova Commissione parlamentare. “Ma deve esserci un mandato pieno – dice l’ex senatrice – una commissione è forte se è forte la politica”. Poi ricorda gli elementi emersi dal lavoro del gruppo di cui ha fatto parte: “Abbiamo individuato una rotta diversa della petroliera, bisognerebbe capirne il motivo; avevamo posto dubbi sul carico, avevamo iniziato a esaminare i fondali”.
Al centro dei ricordi c’è soprattutto la forza dei famigliari di quelle vittime: “E’ importante per noi, perchè questo è un Paese che fa fatica a trovare le verità e che ha bisogno di pazienza e tenacia”.
Leggi e guarda anche:
Reggio Emilia inchiesta 30 anni Maria Mussini commissione parlamentare d'inchiesta tragedia moby prince vittime reggiane moby prince moby princeMoby Prince, sono passati 30 anni senza avere giustizia. VIDEO