REGGIO EMILIA – “Come nelle favole ci sono gli orchi che rubano il bambino per mangiarlo, qui pare che ci fossero degli orchi che rubavano i bambini per mangiarci sopra”.
Questa era Giorgia Meloni sei anni fa a Bibbiano, in collegamento con una trasmissione di La7. La leader di Fratelli d’Italia non era ancora presidente del Consiglio. Bibbiano come agone politico, come luogo di scontro con gli avversari di partito, con l’obiettivo di ottenere consensi, cavalcando gli umori popolari sconcertati di fronte a quello che veniva dipinto come il sistema che sottraeva i bambini alle famiglie.
A spingere l’acceleratore politico sul caso fu anche e soprattutto Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, anche lui venuto in più di un’occasione in Val d’Enza pregustando un successo del suo partito alle elezioni regionali che si sarebbero tenute qualche mese dopo. Ecco le sue dichiarazioni datate luglio 2019: “E’ evidente che qui c’era un business da migliaia e migliaia di euro”. E come dimenticare lo sfogo di Luigi Di Maio, Movimento 5 Stelle, sempre in quell’infuocata estate di sei anni fa? “Io con il partito di Bibbiano non voglio averci nulla a che fare, con il partito che in Emilia Romagna toglieva i bambini alle famiglie con l’elettroschock per venderseli io non voglio aver nulla a che fare”.
Sono gli esempi più eclatanti del cortocircuito politico che si innescò su questa vicenda. Verba volant, le parole volano dicevano i latini. Nell’era della comunicazione e dei video sempre e ovunque, no, le parole non volano via. Restano. Sempre che non si vogliano dimenticare.
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