REGGIO EMILIA – Garantire l’attuazione della sentenza della Corte Costituzionale che ha di fatto legalizzato in Italia il suicidio assistito. Servono a questo due strumenti di cui si è dotata la Regione Emilia-Romagna. Il primo è previsto dalla delibera regionale che ha istituito un comitato etico territoriale per valutare le richieste dei malati. Si tratta del Comitato regionale per l’etica nella clinica. Il secondo strumento consiste nelle linee di indirizzo cui devono attenersi le aziende sanitarie locali. “Tracciare percorsi e tempistiche precisi”, questo l’obiettivo che è stato sottolineato dall’assessore alle Politiche per la salute Raffaele Donini.
In attesa di una legge da parte del Parlamento, l’Emilia-Romagna è tra le prime regioni a dotarsi di norme su modalità e tempi di accesso alla pratica. La delibera ha consentito di evitare un passaggio in consiglio regionale e con questo una discussione che sarebbe stata con tutta probabilità divisiva, anche all’interno della maggioranza. Lo dimostra quanto è avvenuto in Veneto, col voto della consigliera dem Anna Maria Bigon che, contravvenendo alle indicazioni del Pd, ha contribuito a bocciare in quella regione la legge sul fine vita, suscitando l’annuncio di ritorsioni da parte della segretaria Schlein nei suoi confronti. In caso di punizioni, il senatore Delrio era arrivato a minacciare di autosospendersi. “I partiti devono essere spazi di confronto e discussione, pensare di regolare la vita interna di un partito è una contraddizione. Come Pd, con laici e cattolici, abbiamo promosso una legge sul fine vita. Abbiamo scelto la strada maestra, ci vuole una legge nazionale come dice la Corte. Invece di attaccare la consigliera del Veneto, bisognerebbe attaccare il centrodestra che non sta mettendo all’ordine del giorno del Senato questa legge”
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