REGGIO EMILIA – Il 26% dei negozi dell’esagono, 410 su 1.574, è sfitto, intendendo con esagono il cuore della città e la cintura a Est che lambisce la zona della stazione. Un punto in più, il 27% ovvero 388 su 1.414 attività, se si considera il solo ambito del centro storico.
Sono senz’altro questi i dati che colpiscono di più dell’aggiornamento fornito in commissione Attività produttive dagli esperti del politecnico di Milano cui è stata commissionata dal Comune un’indagine sul centro per capire i numeri, ma soprattutto le motivazioni e le possibili soluzioni. Ancora: nel periodo tra la prima rilevazione, che risale a dicembre 2022, e l’ultima, che risale a settembre 2023, il numero di spazi sfitti è cresciuto del 2,5%, ovvero di una decina di unità. Nello stesso arco di tempo, però, a fronte di una diminuzione delle attività commerciali c’è stato un aumento di quelle artigianali e di somministrazione.
“La quota degli sfitti emersa non è grave – ha detto, collegato con la commissione, Luca Tamini che coordina la squadra autrice dell’indagine fornita – È più bassa rispetto al 30 o al 35% rilevato in altri contesti analoghi”. A Parma, Mantova, Brescia e Bergamo lo stesso dipartimento di Studi urbani sta conducendo i medesimi approfondimenti. La percezione, supportata dai dati, è comunque quella di un centro storico in difficoltà.
Tra le motivazioni fornite dai soggetti interessati sentiti dal Politecnico – dalle associazioni di categorie del commercio alle proprietà immobiliari, dalla grande distribuzione alle associazioni culturali all’università – tra i fattori vanno annoverati gli elevati costi d’affitto, i cambiamenti demografici e delle abitudini di acquisto e lavoro (vedi smart working), la mancanza di parcheggi, una difficile interlocuzione tra i privati e l’amministrazione. Tra le possibili soluzioni, la presenza di un facilitatore, un approccio manageriale alla gestione delle attività del centro, la necessità di riqualificare gli immobili.