REGGIO EMILIA – Due settimane fa si è commemorato il 42° anniversario della strage alla stazione di Bologna. Fra i testimoni di quell’evento ci fu il reggiano Roberto Scardova, giornalista Rai, che in un’intervista a Telereggio ha raccontato quei terribili momenti, soffermandosi sulle trame e sulle responsabilità di esecutori e mandanti.
“Ho un ricordo tremendo – le sue parole – perché arrivai alla stazione 15 minuti dopo lo scoppio. Il caporedattore mi disse: ‘Vai un po’ a vedere che cosa è successo, perché i vigili del fuoco parlavano del crollo di una pensilina’. Quando arrivai lì… non riesco a descrivertelo che cosa vidi… non riesco proprio”.
Si commuove Roberto Scardova al ricordo di quella scena terribile il 2 agosto 1980, dopo l’esplosione di una bomba che uccise 85 persone e ne ferì più di 200. “Mi ricordo l’immagine di questo tassista – ha aggiunto – con l’automobile tutta coperta di calcinacci, che con uno straccio puliva il vetro, in stato di choc lui e in stato di choc anch’io”.
Il recente processo al tribunale di Bologna ha condannato anche il reggiano Paolo Bellini fra gli esecutori della strage e ha fatto luce sulle responsabilità dei mandanti, a partire da Licio Gelli, capo della loggia massonica P2. Scardova si aspetta ulteriori chiarimenti dalla imminente pubblicazione delle motivazioni della sentenza: “La strage di Bologna sarebbe stata l’obiettivo capace di determinare una reazione da parte delle sinistre e una controreazione da parte delle forze armate o degli americani. Questa strategia Gelli l’avrebbe coltivata assieme a Federico Umberto D’Amato, il vero capo dei servizi segreti, con l’insieme di forze reazionarie, Avanguardia nazionale e Ordine Nuovo”.
Gian Piero Del Monte
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