BOLOGNA – A proposito di Paolo Bellini e della strage di Bologna del 2 agosto 1980, ai giudici della Corte d’assise d’appello di Bologna è rimasto un solo dubbio. Non hanno dubbi sul fatto che Bellini per quel giorno si era precostituito a tavolino un alibi, facendosi vedere da alcune persone lontano da Bologna. Non hanno dubbi sul fatto che invece l’ex killer neofascista era proprio alla stazione di Bologna pochi minuti prima e pochi minuti dopo l’eplosione della bomba. I giudici sono sicuri che sia proprio lui l’uomo che si vede sul primo binario della stazione, alcuni minuti dopo la deflagrazione, nel video amatoriale girato dal turista tedesco Harald Polzer.
Morirono 85 persone, quel giorno, e altre 200 rimasero ferite, molte in modo grave. Quale fu il ruolo di Bellini? Nelle motivazioni della sentenza d’appello, che l’8 luglio scorso ha confermato la condanna all’ergastolo dell’ex Primula nera, si legge che la sua presenza il 2 agosto in stazione a Bologna “era finalizzata o a trasportare, consegnare e collocare quantomeno parte dell’esplosivo” oppure a fornire supporto all’azione, “nella piena consapevolezza” che l’ordigno sarebbe stato collocato nella sala d’aspetto.
E’ questo l’unico dubbio dei giudici. Per il resto, si legge ancora, Bellini “sapeva perfettamente che il suo contributo sarebbe stato non solo agevolativo, ma addirittura determinante ed essenziale nella realizzazione” dell’attentato. I giudici d’appello si chiedono perchè il neofascista reggiano abbia deciso di partecipare alla strage. I mandanti e gli esecutori materiali volevano destabilizzare il Paese per finalità eversive e Bellini era politicamente affine ai terroristi neri Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva. Ma per i giudici, Bellini potrebbe aver agito perseguendo anche obiettivi propri: soldi, coperture e protezioni: “Coperture e protezioni pacificamente acclarate – scrivono i giudici – sia prima che dopo la strage”.
Le sentenze hanno ricostruito che l’esecuzione della strage fu finanziata da Licio Gelli. Il 30 o il 31 luglio a Roma Marco Ceruti, uomo di fiducia del capo della P2, consegnò il compenso in denaro pattuito a Fioravanti e alla Mambro o a un loro emissario.
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