BOLOGNA – Ha parlato per ore nel corso di tre lunghe udienze, e ancora non ha concluso. Ne servirà almeno un’altra ancora affinché il reggiano Paolo Bellini termini il suo racconto. Per ora ancora nulla, se non il rigetto delle accuse, rispetto all’imputazione, l’ipotesi cioè di aver preso parte all’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Per la procura generale però, alcune affermazioni fatte “riconducono a un soggetto che per denaro si presta a fare una attività per la cosca”, è stato detto in aula. Il riferimento è alle ultime dichiarazioni dell’ex primula nera sul fatto di essere stato interno alla ‘ndrangheta: “Io ero interno alla cosca, ero consigliere di Vasapollo fino a quando non è stato ucciso. Poi, dopo, è cambiato tutto, e sono diventato un killer”.
Così ha riferito Paolo Bellini nelle ultime ore, ribadendo elementi già raccontati in passato, essendo lui un collaboratore di giustizia. Il procuratore Nicola Proto è infatti tornato alle parole di Bellini del maggio del 2000, quando l’imputato aveva fatto riferimento a una sorta di stipendio di un milione e mezzo di lire al mese per la sua attività con la famiglia Vasapollo. “Non è che io avessi un contratto – ha precisato Bellini – i soldi erano un rimborso spese per i miei spostamenti e per le persone che dovevo rintracciare“.
Da qui, però, la tesi della procura: “Noi sosteniamo che Bellini abbia fatto questa strage per denaro, che abbia ucciso 85 persone perché è un sicario, un killer a pagamento”, ha detto Proto. “Sono sicuro che non c’entro con la strage di Bologna – ha ribadito Bellini in una delle risposte successive ai suoi avvocati – io ero a Rimini a prendere i miei familiari, la signora Bonini mente”.
Maurizia Bonini è l’ex moglie di Bellini. Venerdì la Corte, oltre a terminare l’esame dell’ex di Avanguardia Nazionale, scioglierà anche la riserva sull’eventuale controinterrogatorio dei suoi familiari, tra i quali proprio l’ex moglie.
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