BOLOGNA – Non c’è nessuna prova di rapporti fra Paolo Bellini e i terroristi dei Nar condannati per la strage. Ne è convinto l’avvocato Antonio Capitella, uno dei difensori dell’ex killer della Muccitella. “Cosa c’è nel processo – ha chiesto retoricamente il legale durante la sua arringa davanti alla Corte d’Assise di Bologna – che fa incrociare la strada di Bellini con quelle di Fioravanti, Cavallini, Mambro e Ciavardini? Niente'” è stata la sua risposta. Per l’avvocato Capitella, dalle indagini e dal processo non sarebbe emersa una relazione tra Bellini e i responsabili della strage del 2 agosto 1980. “Se compariamo gli spostamenti dei 4 Nar con quelli di Bellini – ha aggiunto – non si incrociano mai”.
Tra gli elementi a carico dell’ex terrorista nero reggiano c’è il venir meno dell’alibi. Dopo 40 anni, l’ex moglie Maurizia Bonini ha cambiato versione e per di più lo ha riconosciuto nel video amatoriale girato da un turista alla stazione di Bologna. “Dichiarazioni costruite”, secondo il difensore di Bellini: “Qualcuno ha convinto la signora Maurizia che Bellini aveva predisposto l’alibi portandosi la nipote”. Impossibile, secondo il difensore, perché se “né Cavallini né Ciavardini sapevano che l’attentato sarebbe stato il 2 agosto, come poteva saperlo Bellini?”.
Poi una stoccata alla Procura generale di Bologna, che per Bellini ha chiesto l’ergastolo. Secondo l’accusa, i mandanti e i finanziatori della strage sono Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi: tutti morti. “Noi – ha detto il difensore del principale imputato – pensiamo che Bellini sia qui perché questo processo necessitava di un imputato vivo per tenere in piedi l’azione penale, altrimenti ci sarebbe stata una archiviazione”.
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