BOLOGNA – Sette secondi che costituiscono la principale prova dell’accusa a carico di Paolo Bellini. Sono contenuti nei venti minuti di un filmato, quello del turista svizzero Harold Poltzer, di passaggio alla stazione, che però è frutto di “tagli e incollature”.
Lo sostiene Manfredo Fiormonti, avvocato del reggiano ex di Avanguardia nazionale, ritenuto autore della strage del 2 agosto in concorso con gli ex Nar già condannati. Nelle immagini c’è una persona che gli somiglia, ammette il legale, ma non c’è la certezza che la ripresa sia stata eseguita quel giorno, dato che non si vedono né polvere né fumo. L’arringa ha sottolineato come la richiesta di rintracciare e ascoltare la figlia di Poltzer per chiarimenti non sia stata presa in considerazione.
Contestando la pertinenza di quel girato, la difesa è tornata a mettere in dubbio il riconoscimento del volto da parte della ex moglie Maurizia Bonini, le cui parole intercettate, assieme a quelle di altri parenti, sono state lette in aula. Conversazioni dalle quali emergerebbe l’incertezza circa la corrispondenza di quel viso con quello dell’ex primula nera.
Parlando di considerazioni basate sul buonsenso, l’avvocato Fiormonti ha sottolineato poi come a suo avviso frani anche un altro tassello dell’accusa, quello della protezione di cui Bellini avrebbe goduto da parte dei servizi segreti e in particolare di Ugo Sisti, il procuratore capo di Bologna, che il 4 agosto viene trovato durante una perquisizione ospite dell’albergo alla Mucciatella di Aldo Bellini, padre di Paolo. Una vicenda ritenuta dal difensore “inopportuna” ma con “nulla di compromettente”.
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