REGGIO EMILIA – “La persona ripresa dal turista tedesco Harald Polzer alla stazione di Bologna, il giorno della strage, è Paolo Bellini”. Ne sono certi i legali dei familiari delle vittime. Gli avvocati Andrea Speranzoni, Lisa Baravelli, Alessandro Forti e Alessia Merluzzi intervengono dopo che la difesa dell’ex Primula Nera ha fatto sapere di aver depositato nuovi motivi, in vista del processo d’appello che si aprirà davanti alla Corte d’Assise il prossimo 31 gennaio.
Capitella e Fiormonti, legali di Bellini, hanno infatti fatto estrapolare un fotogramma di quel filmato, nella versione analogica, in cui si vede l’orologio di una donna dietro al presunto Paolo Bellini. Secondo la difesa, l’orologio segnerebbe le 13.15, orario incompatibile con la presenza del ex terrorista reggiano di Avanguardia Nazionale a Bologna, secondo le dichiarazioni dalla ex moglie, Maurizia Bonini. “Plurime fonti di prova diverse dal filmato dimostrano che stava a Bologna al momento dello scoppio e che egli si precostituì per quel giorno e per quell’ora un alibi falso, orchestrando all’epoca, anche attraverso il proprio padre, le versioni dei propri familiari. Si ritiene quindi che anche questo exploit della difesa – spiegano gli avvocati dei familiari – non potrà intaccare la realtà emersa. Ne parleremo il 31 gennaio prossimo davanti alla Corte di Assise di Appello di Bologna”.
I legali si dicono “assolutamente sereni”. La correttezza di quanto afferma la difesa “sarà naturalmente oggetto di rigorosa verifica nel contraddittorio delle parti e in udienza verranno esposti precisi argomenti da noi difensori. Dobbiamo tuttavia osservare – proseguono – che periodicamente, spesso in concomitanza con importanti snodi procedimentali, si verificano eventi “sorprendenti” nel corso dei processi sulla strage di Bologna; è successo in primo grado, ad esempio, quando uno pseudo nuovo approfondimento tecnico aveva trasformato le parole di una intercettazione ambientale salvo poi accertare che era tutta una falsificazione della realtà o un clamoroso errore”.
“Siamo abituati a sorprese di questo genere – il commento di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime – è ricorrente la volontà di creare problemi per svilire o bloccare il processo”.
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