BOLOGNA – Domani a Bologna è attesa la sentenza del processo ai mandanti della strage alla stazione. L’udienza comincerà alle 9,30: in programma eventuali interventi da parte di procura e avvocati difensori, poi la corte si ritirerà in camera di consiglio. Il principale imputato è il reggiano Paolo Bellini. Una giornata che i familiari delle vittime stanno aspettando da più di 40 anni. Abbiamo sentito il presidente dell’associazione Paolo Bolognesi.
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“Siamo tutti in attesa, la cosa che ci è fatto piacere è che sono emerse delle cose molto importanti anche per il prosieguo della nostra attività”. Così Bolognesi.
Qualunque sarà la sentenza che i giudici pronunceranno, nell’aula del tribunale di Bologna si farà la storia, perché il processo ai mandanti della strage del 2 agosto 1980 rappresenta uno snodo, grazie alla mole di materiale prodotto il punto di partenza per altre indagini. Per il principale imputato, l’ex primula nera reggiana Paolo Bellini, è stato chiesto l’ergastolo. Lui si professa innocente ma secondo la procura generale fu uno degli esecutori materiali, in concorso con Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (condannati in via definitiva) e con Gilberto Cavallini (condannato in primo grado). Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto d’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti, sono ritenuti mandanti, finanziatori e organizzatori.
“Ha fatto vedere come il denaro è circolato, e seguendo il denaro, come diceva Falcone segui i soldi, e seguendo i soldi si fanno tante strade e si va lontano. E’ servito a fare chiarezza sui retroscena della strage, sono usciti una serie di documenti che se in precedenza potevi fare delle ipotesi adesso hai i riscontri di queste ipotesi, credo che questo sia il fatto più importante”.
Quello alla stazione di Bologna fu il più grave atto stragista della nostra storia: 85 morti e più di 200 feriti. Tra le vittime anche Vittorio Vaccaro, operaio ceramista di 24 anni di Casalgrande, e la madre, Eleonora Geraci, 46 anni, di Scandiano: alle 10,25 quando la bomba esplose stavano aspettando una familiare dalla Sicilia. In questi 42 anni i familiari delle vittime non si sono mai arresi. E’ stato anche grazie alla loro determinazione e al lavoro dei loro avvocati che si è arrivati fino a qui. “L’indagine vera l’ha fatta la procura generale – chiosa Bolognesi – e la procura generale con un impegno eccezionale ha svolto un lavoro grandioso, comunque vada non finiremo mai di ringraziare la procura generale per quello che ha fatto”.
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