BOLOGNA – “E’ una sentenza molto importante perché corona 40 anni di lavoro, il frutto di una fatica notevole soprattutto da parte della procura generale che ha fatto una indagine veramente eccezionale”. Così Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione familiari vittime della strage di Bologna.
Nel giorno dell’atto finale del processo i familiari delle vittime hanno riempito l’aula. Quel 2 agosto morirono anche due reggiani: Vittorio Vaccaro, operaio ceramista di 24 anni di Casalgrande, e la madre, Eleonora Geraci, 46 anni, di Scandiano. In aula c’erano figli, nipoti, mariti e mogli. Alla lettura della sentenza si sono abbracciati a lungo tra loro e con i loro avvocati, mostrando una gioia composta. C’era anche Paolo Sacrati: nel 1980 aveva 13 anni, rimase ferito, perse la mamma e la nonna: “Non si può parlare di soddisfazione, qua parliamo solo di giustizia e verità. Dopo 40 anni aspettiamo ancora giustizia piena, vogliamo sapere perché ci hanno fatto questo”.
La sentenza della Corte ha stabilito a carico di Bellini una provvisionale esecutiva da 30 a 100mila euro in favore dei parenti delle vittime, e da 10 a 15mila euro per ciascuno i feriti. Il 68enne dovrà inoltre risarcire le parti civili. Tra loro il Comune di Bologna e la Regione Emilia Romagna che ha sostenuto l’impegno dell’associazione nella digitalizzazione degli atti. “Senza l’approfondimento e conoscenza di quegli atti non starebbe emergendo in tutta la sua gravità quella rete che collega l’estrema destra, che oggi chiarisce anche il ruolo di avanguardia nazionale nella figura di Paolo Bellini e della condanna all’ergastolo, ma anche con apparati eversivi dei servizi di sicurezza dello Stato – il commento di Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna – Qui oggi è stato fatto un momento di giustizia che non guarda solo a quello che è accaduto nel dramma della strage ma può aprire una pagina di speranza e di verità per la storia dell’intero Paese”.
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