BOLOGNA – Oggi la corte d’assise del tribunale di Bologna ha condannato il reggiano Paolo Bellini all’ergastolo con l’accusa di concorso in strage. Per i giudici di primo grado è uno degli esecutori materiali della strage alla stazione.
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“Visti gli articoli 533 – 535 dichiara Paolo Bellini responsabile dei reati a lui ascritti e lo condanna alla pena dell’ergastolo con un anno di isolamento diurno”.
Sono le 13,44 e nell’aula del tribunale di Bologna si scrive una pagina di storia. Per la Corte d’Assise, l’ex esponente di Avanguardia Nazionale, il reggiano Paolo Bellini, oggi 68enne, è colpevole di concorso in strage, è uno degli esecutori materiali dell’attentato del 2 agosto 1980, il quinto uomo del commando che posizionò la bomba nella sala di aspetto di seconda classe della stazione. Il più grave atto stragista mai avvenuto in Italia: morirono 85 persone, più di 200 rimasero ferite. La corte d’assise, presieduta da Francesco Maria Caruso ha accolto la richiesta dell’accusa. Dopo 76 udienze, la procura generale era convinta di avere raccolto prove determinanti a carico dell’ex primula nera.
“Siamo soddisfatti, la procura generale è molto soddisfatta”, il commento del procuratore generale Umberto Palma.
E’ stata l’ex moglie, Patrizia Bonini, a smontare l’alibi di Bellini raccontando in aula che il marito quel 2 agosto aveva raggiunto la famiglia a Rimini ad un orario compatibile con la sua presenza a Bologna. Sempre la donna lo ha riconosciuto nel filmato girato da un turista straniero in stazione il giorno della strage. Bellini all’inizio era in aula e ha ribadito la sua innocenza: ‘Non sono io quell’uomo’ ha detto; quando la corte ha letto la sentenza non era presente. “Faremo appello, leggeremo le motivazioni e faremo appello, gli possiamo lasciare l’ergastolo?”, la replica secca di uno dei difensori, l’avvocato Antonio Capitella.
Come esecutori materiali erano già stati condannati in via definitiva gli ex Nar Giusva Fioravanti, Francesco Mambro e Luigi Ciavardini e, in primo grado, Gilberto Cavallini. Ora questo nuovo tassello. L’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel e l’ex aministratore di condomini Domenico Catracchia sono stati condannati per depistaggio a 6 e a 4 anni. La procura generale aveva accusato anche il capo della P2 Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, ritenuti mandanti, finanziatori e organizzatori. Ma sono tutti deceduti e quindi non processabili.
Bellini, da 40 anni attacchi contro di me: “La mia ex mente, non sono io il signore in quel video”
“Io non ero a Bologna il 2 agosto, ero a Rimini alle 9, la mia ex moglie può dire quello che vuole, sono problemi suoi. Quel signore in video non sono io”. Sono parole dell’ex Avanguardia Nazionale, pronunciate davanti ai giornalisti pochi minuti dopo che la Corte d’Assise si è ritirata in camera di consiglio per decidere il suo destino e quello degli altri due imputati. Bellini teneva in mano una foto dell’individuo che appare nel video amatoriale girato in stazione la mattina del 2 agosto 1980 e che secondo la Procura generale è lo stesso imputato. “Dovete dirmi se sono io questo signore – ha detto – è da 40 anni che ci sono attacchi viscerali contro la mia persona”. “E poi chi sono questi dei servizi segreti che mi conoscono? Ci vogliono prove, non chiacchiere. Credo sempre nei magistrati, ma non in quelli inquirenti – ha aggiunto Bellini rispondendo alle domande dei cronisti – Non hanno avuto l’esigenza di farmi una domanda, non mi hanno mai convocato, e io lo so il perché, altrimenti gli avrei smontato tutto in cinque minuti, con dati di fatto”.
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