BOLOGNA – “L’aviere che portava una bomba“. Le parole risultano in un intercettazione di 28 anni fa. A pronunciarle è il leader di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi. Si tratta di uno degli elementi dell’impianto accusatorio nei confronti del killer reggiano Paolo Bellini. Ma l’aviere in questione non era lui hanno sostenuto i difensori dell’ex terrorista di Avanguardia Nazionale, indicando Elio Massagrande, esponente di Ordine Nuovo, come possibile corriere dell’ordigno.
La conclusione dell’arringa degli avvocati difensori Manfredo Fiormonti e Antonio Capitella segna un altro passo verso la sentenza, attesa dopo la prossima udienza dedicata alle repliche. Condannato in primo grado all’ergastolo in quanto ritenuto esecutore della strage e considerato dall’accusa il quinto attentatore, Bellini ha mostrato qualche segno di nervosismo intervenendo durante l’arringa, quando ha polemizzato con la Corte irritato dalla disattenzione di uno dei giudici popolari, a suo dire, distratto dal telefonino. “Il mio avvocato sta parlando di cose serie e questo sta a messaggiare”, ha sbottato l’imputato 71enne.
“La sua storia criminale non deve ingannare“, hanno detto i suoi legali chiedendone l’assoluzione, contestando la genericità di un’accusa che a loro avviso non chiarisce il contributo del loro assistito all’organizzazione della strage.
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