BOLOGNA – “Purtroppo è lui”. È la conferma, in un verbale visionato dall’Ansa, dell’ex moglie di Paolo Bellini, che lo ha riconosciuto nell’uomo riccio coi baffi, ripreso in un filmato amatoriale sul primo binario della stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980. Bellini, ex Avanguardia Nazionale, è accusato di concorso in strage e per lui la procura generale ha da poco chiesto il rinvio a giudizio.
“Ho visto in questo momento il video – aggiunge la donna – e posso dire che la persona ritratta nel fermo immagine immediatamente dopo la colonna è il mio ex marito”.
“Nei fotogrammi prima della colonna – aggiunge Maurizia Bonini, interrogata il 12 novembre 2019 – non si riconosce bene perché il viso è alzato e girato da una parte”. Nell’interrogatorio si parla anche di una catenina e di un crocifisso: “Paolo aveva una catenina che portava al collo con una medaglietta e un crocifisso, almeno così mi pare di ricordare”. E nel riconoscere l’ex marito nel video, la donna
osserva: “Attaccato alla catenina mi pare ci sia un crocifisso”.
Sempre nell’audizione si fa riferimento al sequestro di due crocifissi fatti in indagine: “Confermo che, a mio avviso, uno dei due crocifissi, poteva essere di Paolo in quanto non apparteneva alla mia famiglia. Quando Paolo se ne andò di casa, ovvero, credo, nel periodo in cui andò sotto protezione (perché collaboratore di giustizia, ndr) non portò con sé tutte le cose.
Ricordo che si prese l’orologio e poco altro. Pertanto, quel crocifisso può essere appartenuto a lui”.
In ulteriori dichiarazioni Bonini aggiunge un ulteriore elemento, con riferimento alla latitanza di Bellini: “Quando Paolo rientrò dal Brasile con il nome falso di Da Silva Roberto, si era rifatto il naso, rendendolo più corto e si era tolto un neo sulla guancia sinistra. Se si confrontano le foto del prima e dopo Brasile si possono notare queste cose”.
E a proposito del 2 agosto 1980, spunta una foto – inedita e a colori – che ritrae il piazzale della stazione di Bologna poco dopo l’esplosione che causò 85 morti e 200 feriti. A ritrovarla è stato l’avvocato Andrea Speranzoni, difensore dell’associazione dei familiari delle vittime della Strage. Si vedono tra l’altro una donna che sembra allontanarsi andando incontro all’obiettivo, con una borsa sulla spalla destra e l’altra mano sulla tempia, un vigile urbano di spalle e altre persone in secondo piano, mentre sullo sfondo il fumo ha invaso l’ingresso della stazione e si è propagato all’esterno, fino ad arrivare più in alto del tetto.
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