BOLOGNA – Davanti alla corte del tribunale felsineo, nell’ultima udienza del processo ai mandanti della strage alla stazione dell’agosto ’80, l’ex primula nera reggiana Paolo Bellini ha ribadito la sua innocenza.
L’ex di Avanguardia Nazionale è il principale imputato, accusato di concorso in strage. Secondo l’accusa è l’uomo che, quel 2 agosto, avrebbe materialmente portato l’esplosivo nella sala di aspetto di seconda classe. Lo scoppio della bomba provocò 85 morti e più di 200 feriti. “Nonostante mi abbiate accusato di questo delitto infame, che è la strage di Bologna, io rimango un collaboratore di giustizia. Non ho interesse ad andare contro di voi. Voi siete convinti di una cosa, io di un’altra”.
Nel lungo interrogatorio, Bellini ha risposto alle domande del procuratore generale Nicola Proto. Sottoposto per due volte al regime di protezione testimoni, è in detenzione domiciliare con fine pena nel 2032 o nel 2033, “se ci arrivo”, ha detto.
Bellini ha poi confermato la sua attività all’interno di Avanguardia Nazionale, sostenendo come già in passato di esservi entrato per infiltrarsi su richiesta del padre Aldo, del senatore dell’Msi Franco Mariani e di Giorgio Almirante “per cercare di sapere se c’erano collegamenti con l’estremismo”. Infine, ha ripercorso la notte in cui fu ucciso il militante di Lotta Continua Alceste Campanile, delitto per il quale Bellini si è autoaccusato.
Bologna Paolo Bellini strage di Bologna processo strage bologna